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I Sidhela leggenda del Popolo Fatato09/11/2005 09:33:38 |
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| Flame 09/11/2005 09:33:38 |
I Sidhe
O.O.G.: specifico che queste vogliono essere solo delle ricerche fatte da me sul web e non c'entrano col Castello di Flame
I SIDHE
I sidhe sono gli ultimi esponenti del popolo dei Tu?tha De Danaan, popolo magico della tradizione celtica, ovvero gli antichi Dei dell?Irlanda decaduti ma che ancora posseggono i loro poteri soprannaturali. Secondo il mito sono pi? belli e pi? alti degli esseri umani, di norma immortali, hanno il dono della preveggenza e controllano la magia; seppure preferiscano non interferire con il mondo degli umani possono essere spietati, ma a parte questo amano la musica, cantare e danzare. Vivono in molti luoghi, anche nel mondo dei mortali (nel sottosuolo, in fondo al mare, ecc.), ma privilegiano il Tir Na Nog. La loro origine va ricercata nell?antico mito dei Tu?tha De Danaan, ovvero la trib? della Dea Danu, la seconda delle popolazioni che secondo il mito occuparono l?Irlanda, sconfiggendo con le loro arti magiche i Fir Bolg. Si narra che giunsero dal cielo, avvolti in una nuvola, portando con s? i loro quattro tesori magici: la Pietra del Destino, la Lancia di Lugh, la Spada di Danu, il Calderone di Dagdha. Nonostante i poteri dei Tu?tha, essi verranno sconfitti dai successivi invasori d?Irlanda, i Milesi, che tuttavia canteranno le gesta dei vinti tributandogli rispetto e onore, grazie anche alla loro sapienza magica, conferendogli un alone di divinit?. Dopo la sconfitta, secondo la leggenda, i Tu?tha De Danaan scomparvero, diventando il popolo fatato e semidivino dell?Annwn, ovvero l?Aldil? celtico. Immortali e detentori di potentissime magie, essi partecipano a eterni banchetti in localit? fuori dal tempo e dallo spazio - interno di antichi cumuli neolitici, presso dolmen, laghi, sorgenti ? ed escono solamente per giocare qualche scherzo occasionale, a volte persino fatale, a chi osa avvicinarsi ai luoghi che ancora governano. In realt? i Tu?tha De Danaan non scomparirono: la leggenda attesta, tramite il filtro della poesia, il ritiro progressivo dinanzi all?invasore, dando luogo a una migrazione che probabilmente li port? dalle coste sino alle zone pi? interne dell?isola, dove infine conosceranno una integrazione etnica e culturale con i conquistatori. Anche nel continente si utilizzava la definizione Aes Sidhe o Popolo delle Colline, con minime variazioni linguistiche, per definire le creature fatate, in cui forse si possono riconoscere i primi abitanti neolitici d?Europa, coloro che realizzarono dolmen, tumuli e cromlech, sconfitti dai celti durante la loro migrazione ancestrale. Oltre a questi casi troviamo diversi eroi e condottieri leggendari che vengono ricordati come divinit?: ad esempio Brenno, re dei Senoni, protagonista della marcia su Roma nel 390 a.C., il cui nome pu? essere fatto risalire alla radice Bran-wen, ?Bianco Corvo?, che alcuni riconducono alla Dea Morrigan. E? storicamente provato che Brenno fu, ai tempi di Cesare, identificato con una divinit?. Per la mitologia celtica ? raro che un Eroe muoia davvero: il pi? delle volte egli dorme all?interno di un tumulo, nel fondo di un lago o su un?isola avvolta dalle nebbie, sorta di luogo fatato fuori dal tempo da cui far? ritorno un giorno per combattere nuove e gloriose battaglie; l?Eroe celtico ? per definizione immortale e quindi connesso in qualche modo con il mondo dei Sidhe. Si pu? riscontrare l?ultima traccia di questo topos letterario celtico nella figura di re Art?, che dopo il tradimento di Mordred trov? rifugio sull?Isola di Avalon, ed ? ancora oggi viva la credenza che egli torner? il giorno in cui l?Inghilterra si trover? nuovamente in difficolt?. Secondo la leggenda anche lo stesso Mago Merlino, tradito da Morgana, sarebbe ancora vivo e prigioniero in una grotta nella foresta Bretone di Broceliande. GLI ABITANTI DEI BOSCHI Dalle ombre verdi e umide dei boschi prendono vita esseri favolosi che da secoli popolano i sogni degli uomini. Miti e leggende li descrivono fin nei minimi dettagli; esseri bizzarri benevoli o malevoli a seconda dei sentimenti che le persone nutrono nei loro confronti. Abitano nelle corolle dei fiori, sotto gli ombrelli picchiettati di bianco dei funghi, negli anfratti delle rocce muscose. I tronchi respirano vivi e le foglie degli alberi sussurrano antichi segreti. Non fatevi irretire dalle loro voci, potreste entrare in regni dove il tempo non scorre e non tornare pi? indietro... LE FATE Esseri soprannaturali che si mescolano agli uomini presenziando alla loro nascita per conferire loro doti pi? o meno favorevoli e influenzandone l'esistenza con influssi benevoli o malevoli; es. le Moire (dal greco Moira, destino) o Parche, della tradizione classica, diventate le Tria fata di Ausonio; le Norne, della tradizione nordica, come di nordica memoria sono Troll, Elfi, Coboldi, ecc... Oberon e Titania, personaggi della commedia "Sogno di una notte di mezza estate" di Shakespeare, vengono considerati il re e la regina delle fate. Forse Oberon coincide con il nano Alberico o Alberich della saga dei Nibelunghi. In Irlanda il popolo delle fate viene chiamato Daoine Sidh (in gaelico), talvolta abbreviato in Sidhe. W.B. Yeats, nella sua raccolta "Irish Faery and Folk Tales" (1893), scrive: "Non crediate che le fate siano sempre piccole. In loro tutto ? capriccio, perfino le dimensioni. A quanto pare assumono qualsiasi forma o dimensione piaccia loro. La loro occupazione principale consiste nel banchettare, lottare, fare l'amore e suonare una musica bellissima. Fra loro c'? una sola persona industriosa, il lepra-caun, il calzolaio". Secondo la maggior parte degli storici delle tradizioni popolari, le fate esistono fin dall'antichit? e potrebbero essere gli ultimi residui degli antichi abitatori dell'Irlanda, i Thuatha De Danan. Il regno delle fate ha una propria gerarchia di re, regine e capi, che si radunano in posti speciali chiamati raths. Le fate sono amiche degli esseri umani se vengono rispettate e non sono disturbate o attaccate. Se vanno in collera, hanno molti strumenti di rappresaglia fra i quali il potere di stregare o di lanciare frecce di fuoco che paralizzano uomini e animali. Esiste perfino un gruppo di fate maligne chiamate Lianhan Sidhe. I FOLLETTI Nelle credenze popolari italiane e di molti altri popoli europei, i folletti, o spiriti folletti, costituiscono un popolo a s?. Di piccolissima statura, agilissimi e irrequieti, sono vestiti di un abito scarlatto con un berrettino a sonagli, spesso sostituito da un fiore di digitale, e con scarpette di cristallo; talora vivono nell'aria. Amano la danza e la musica; nei loro rapporti con gli uomini possono essere benevoli e servizievoli se ben trattati, mentre si vendicano, in modi spesso comici, di chi li offende, e si compiacciono di giocare tiri burloni d'ogni genere. COBOLDI Nella mitologia popolare tedesca, folletto bizzarro che si diverte a ordire scherzi di cattivo genere. Gnomo raffigurato in statuine di legno o di cera, che si rendeva utile in vari modi agli abitanti della casa, richiedendo per? dei doni, in mancanza dei quali diventava vendicativo. Con il nome Coboldo, nelle leggende nordiche, venivano spesso indicate le fate. TROLL Nella tradizione popolare scandinava, gigante o nano che abita boschi e montagne. Generalmente malevoli nei confronti degli uomini, i trolls nelle fiabe custodiscono spesso tesori e sono descritti come artigiani abilissimi. Nella mitologia nordica, spirito folletto dei boschi e dei monti, custode di tesori. In alcune leggende i trolls appaiono sotto forma di nani, in altre hanno statura di giganti; la loro natura ? comunque maligna. GNOMI Nelle dottrine magiche e cabalistiche rinascimentali, gli gnomi erano spiriti che si riteneva potessero essere utili all'uomo grazie alla loro intelligenza superiore e alla conoscenza del futuro, delle propriet? medicinali di erbe e minerali, della posizione di giacimenti minerari e di tesori nascosti. Secondo alcune credenze popolari, gli gnomi sono esseri di aspetto umano ma senile e deforme, di statura piccolissima, di natura spesso maligna, custodi di tesori. Tali credenze si confondono spesso con quelle relative ai nani e, in ambiente nordico, agli elfi. ELFI Il loro antico nome nordico ? alfr e indicava i geni della mitologia nordica, simbolo delle forze dell'aria, del fuoco, della terra e dei fenomeni atmosferici in generale. Spiriti capricciosi, gli elfi, talvolta benevoli, talvolta malevoli, sono dotati di una terribile potenza. Gli elfi maschi sono spesso deformi come gli gnomi. Le loro compagne, al contrario, sono esseri graziosi. In origine pare che gli elfi siano stati concepiti come anime di defunti, poi furono venerati anche come potenze che favorivano la fecondit?. Di qui la distinzione, nella mitologia nordica, fra Dokkalfar, "elfi delle tenebre", e Liosalfar, "elfi della luce". In genere vengono considerati come spiritelli che popolano la natura. Belli quelli che abitano fra il cielo e la terra, oscuri e neri (gnomi) quelli residenti nei boschi e nelle caverne e che sono concepiti come nani con figura umana, in grado per? di trasformarsi. I romanzi di J.R.R. Tolkien hanno dato, nell'ultimo secolo, un volto e un'anima nuova agli elfi, visti come esseri leggiadri di enorme bellezza, spesso freddi e alteri. NINFE Presso i greci erano demoni femminili della natura. Immaginate come donne giovani e belle, alle volte mortali, altre volte immortali, le ninfe personificavano le forze divine dei monti, dei boschi e degli alberi, delle acque, dei luoghi e anche di citt? e stati. Facevano spesso parte del seguito di divinit? maggiori e avevano una parte importante nella mitologia, a causa dei loro amori con uomini e Dei, e nella religione popolare. Si distinguevano in ninfe delle acque (naiadi, idriadi, potameidi, creneidi), del mare (nereidi, oceanidi), dei monti (oreadi, peliadi, dictee), degli alberi, valli e boschi (driadi, amadriadi, napee), oppure, a seconda delle localit? che abitavano (esempio: nisiadi del monte Nisia). Sulla testa portavano un diadema chiamato ninfale. Belle, innocentemente nude o ricoperte da leggeri veli, dimoravano nei campi e nei boschi, nelle fonti e nei fiumi, attendendo a varie occupazioni e, tra canti e danze, compiacendosi spesso di fuggevoli amori con sileni, satiri e uomini. Nutrici di infanti o protettrici di giovinette, mutavano la loro abituale benevolenza in ostilit?, quando venivano colte da occhi indiscreti. In quei casi si vendicavano apparendo dalle acque di una fonte a un uomo mandandolo fuori di senno, in preda a follia profetica. Personificavano la forza naturale che si manifesta in una fonte, in un fiume, in una selva, in una grotta, su di un monte. SILFI Nella terminologia di Paracelso, nome (sylphus) dato ad una categoria di spiriti dei boschi e dei campi, di aspetto umano. Vi corrispondono gli spiriti femminili detti silfidi, con aspetto di fanciulla. Nella mitologia nordica: spiritello dell'aria, dei boschi e dei campi.[stream]http://www.fdsoftware.it/mairi/midi/Midi%20Fantasy/Neverending%20Story.mid[/stream] |

